Enrica Perucchietti – Blog

Giornalista e scrittrice. Ciò che le TV e i media non ti dicono

Con il Disinformation Governance Board, una sorta di Miniver orwelliano, l’America pare riscoprire le gioie della censura per contrastare il dissenso. A capo dell’ufficio la debunker Nina Jankowicz che pare totalmente inadeguata ad accertare la verità di una notizia… Semmai, a perfetta per garantire l’infallibilità del Partito.

Non si sentiva il nome di Soros da qualche settimana. Ed eccolo rispuntare, insieme a Reid Hoffman, cofondatore di LinkedIn, per investire in una piattaforma anti-bufale, con l’obiettivo di sostenere la narrativa mainstream, contrastare l’informazione alternativa, ormai derubricata a mera “disinformazione”, regolamentare i social e silenziare le opinioni dei dissidenti .

La furia censoria iniziata nel 2020 con l’oscuramento dei contenuti non allineati da parte dei grandi colossi della rete è diventata in questi mesi conclamata. Persino sfacciata, come se dovesse fungere da un lato come grimaldello contro coloro che osano dissentire o esprimere ancora il proprio pensiero, dall’altra come gesto intimidatorio per spingere le masse a una forma di autocensura.

Ora si sta andando ancora oltre la censura, in un clima che riecheggia la Stasi e il Miniamor orwelliano.

Improvvisati inquisitori che con altrettanto improvvisati delatori creano dossier su coloro che osano esprimere un pensiero critico o esporre le proprie ricerche (siano esse corrette o no fa parte del pluralismo e della democrazia il diritto di esprimerle) nella speranza che intervenga la psicopolizia a impedire a costoro di esprimersi liberamente.

Dopo una giornata di insinuazioni, articoli pubblicati sui maggiori media italiani e poi ripresi a cascata da tutti gli altri – fino al New York Times –, insulti e dibattiti, si scopre che Flavio Briatore è ricoverato al San Raffaele per una prostatite. «Ho solo una prostatite forte», ha confermato a Candida Morvillo del Corriere …

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