I moderni inquisitori fiutano l’odore dell’eresia con lo stesso entusiasmo con cui un segugio fiuta i tartufi.
Chiunque osi dissentire dal pensiero unico è un empio che va perseguitato, punito e bandito.
La violenza si abbatterà sul malcapitato come un fulmine, segno della punizione divina.
Le deviazioni dall’ortodossia vengono represse e punite, incentivando metodi sempre nuovi da far penetrare gradualmente nell’opinione pubblica come una panacea sociale.
Chi non accetta l’Ortodossia e i suoi diktat, rischia ora di finire etichettato come un pericoloso psicocriminale o come malato psichico (da cui la patologizzazione del dissenso).
Chi dissente, chi si occupa di informazione alternativa, controcorrente, è una strega moderna. È un eretico.
Chi si permette di criticare il pensiero unico dovrebbe ritagliarsi una fascetta di tessuto, ricamarci l’iniziale di “E” di eretico, e cucirsela a bella vista sui vestiti.
In fondo anche la stregoneria quando venne perseguitata era assimilata all’eresia.
Siamo diventati le streghe del nuovo millennio. Da perseguitare, dileggiare e silenziare.
La censura di Radio Radio

La mail con cui YouTube avvertiva Radio Radio di aver ripristinato il canale, dopo il suo oscuramento.
In questi giorni è toccato a Radio Radio vedersi oscurato l’account su YouTube con l’accusa, poi l’indomani ritirata dalla stessa piattaforma, di diffusione di materiale pedopornografico.
Una accusa infamante ovviamente infondata che, dopo il clamore suscitato, è stata rettificata. Senza però la presenza di scuse per il danno di immagine e la diffamazione.
Dopo il danno, c’è stata anche la beffa, denuncia l’editore Fabio Duranti:
“l’accusa di pubblicare file video contenenti “minorenni in situazioni sessualmente allusive” non è solo un insulto alla nostra intelligenza, ma anche a tutti gli iscritti che abitualmente fruiscono della nostra piattaforma, testimoni della calunnia senza fondamento.
Perché agire in questo modo censorio e diffamatorio in modo univoco e senza possibilità di una reale replica?” (vedi video di Fabio Duranti)
La censura corre sul web
Nulla di nuovo. Capita sempre più spesso a numerosissime persone, ricercatori, attivisti, magari più piccoli e meno noti che faticano a far sentire la loro voce.
Come spiegavo in questo articolo, negli ultimi mesi i venti di censura si sono fatti più intensi e hanno portato all’oscuramento di diversi video, post account e contenuti on line.
A marzo era toccato a Byoblu, per esempio: il Patto Trasversale per la Scienza aveva chiesto alla Procura l’oscuramento della celebre piattaforma on line per aver intervistato il nanopatologo Stefano Montanari (qua il video di risposta di Claudio Messora).
Sempre Byoblu si è visto oscurati ben sei video in un mese soltanto.
Nella società del politicamente corretto coloro che non si allineano al pensiero unico vengono marchiati con etichette denigratorie e diffamatorie con cui incasellare i dissidenti (complottista, terrapiattista, fascista, omofobo, analfabeta funzionale, ecc.). (leggi mio articolo)
Lo stigma serve per convogliare il biasimo collettivo sui dissidenti: come un’ombra li accompagnerà deviando l’attenzione dal loro pensiero al marchio di infamia che li infanga e li precede.
Il totalitarismo democratico ha i suoi cani da guardia, i suoi psicopoliziotti, pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi.
Il dubbio non è consentito ed è pericoloso perché può “contagiare” il resto della popolazione, portando a un calo di consenso.
I mastini del pensiero unico e la moderna Inquisizione
Il paradosso (potremmo parlare di vero e proprio bipensiero orwelliano) è che i mastini del pensiero unico, gli stessi che abbracciano la creazione di task force e che vorrebbero introdurre disegni di legge per censurare il web da fake news e teorie del complotto, sono i primi a perseguitare in modo violento, volgare e sguaiato i propri avversari, ricorrendo anche a falsità, strategie retoriche e a diffamazioni.
Oggi, purtroppo, il confronto è stato abolito per lasciare spazio a una moderna forma di Inquisizione: si usa la violenza, la persecuzione e la censura come braccio armato del potere per “mettere in riga” chi traligna dalla retta via.
Quando non si sa come attaccare il contenuto di certe ricerche si passa al bullismo vero e proprio con attacchi personali tanto vili quanto violenti, agli insulti e alla minacce, o all’inserimento dei nomi dei ricercatori in liste di proscrizione.
Denigrando e perseguitando chi non si allinea al pensiero unico si spera di disincentivarlo dal continuare le proprie ricerche.
La censura è solo uno dei tasselli di questo fenomeno.
Il paradosso è che la violenza proviene proprio da coloro che si ammantano di slogan buonisti e si infarciscono la bocca di mantra politicamente corretti.
E qua torno al mio invito che ho rivolto su Facebook: questo è il momento di abbandonare i personalismi, gli interessi di cortile e l’ego e mostrarsi compatti, solidali, uniti.
E’ l’ora di mostrarci uniti, non perennemente frazionati, divisi su barracate opposte o litigiosi come i capponi di manzoniana memoria.
Per non finire intossicati e bruciati dal fuoco della censura.
Quella censura che bruciava i libri, che falsifica la storia, che riscrive il presente, che vuole riprogrammare le menti per garantire l’infallibilità di un manipolo di persone che si sono autoproclamate garanti della verità.
Ascolta il podcast di questo articolo: