Enrica Perucchietti – Blog

Giornalista e scrittrice. Ciò che le TV e i media non ti dicono

«In lontananza un elicottero volava a bassa quota sui tetti, si librava un istante come un moscone, poi sfrecciava via disegnando una curva. Era la pattuglia della polizia, che spiava nelle finestre della gente. Ma le pattuglie non avevano molta importanza. Solo la Psicopolizia contava».

(George Orwell, 1984)

Monitoraggio dei contagiati e dei loro contatti attraverso geolocalizzazione; dispiegamento dell’esercito nelle strade; utilizzo dei droni per spiare chi esce di casa senza motivo o si riunisce provocando assembramenti pericolosi per la diffusione del contagio di Covid-19; creazione di gruppi sui social per segnalare i presunti trasgressori.

Con il Parlamento chiuso, lo stato di eccezione sta aprendo a un’area grigia che legittima il ricorso alla sorveglianza tecnologica, creando un pericoloso precedente. Pezzo per pezzo, si rischia di andare verso una deriva autoritaria, come hanno messo in guardia numerosi filosofi, politici e osservatori in questi giorni, come spiegavo in questo articolo.

Ma c’è un altro punto che dovrebbe preoccuparci, ossia la reazione impulsiva, isterica e a tratti fanatica, che stiamo avendo di fronte all’emergenza.

Stiamo infatti adottando quegli stessi atteggiamenti che Orwell descriveva in 1984: ci stiamo trasformando in psicopoliziotti, delatori pronti a intraprendere la caccia all’untore e ad attaccare con violenza inaudita e urlo purificatore (che ricorda i due minuti d’odio orwelliani) chiunque non rispetti secondo noi i provvedimenti o contro coloro che osano dissentire.

La politica sta alimentando questa deriva a tratti paternalistica e a tratti fanatica invitando non tanto al rispetto delle regole, che è sacrosanto, quando alla cieca obbedienza: dovremmo chiederci se dallo stato di diritto non stiamo scivolando verso uno stato autoritario.

Per quanto la situazione sia drammatica, non dobbiamo abbandonarci alla disperazione, dobbiamo essere forti, pazienti, rispettare le regole ma anche poter essere liberi di prendere posizione e criticare i rischi di certe deviazioni per salvaguardare il benessere e il futuro della collettività. E invece, in questi giorni, sembra impossibile prendere posizione e mostrare come si rischino certe derive autoritarie. Pena il discredito collettivo, i messaggi di biasimo, gli insulti e le minacce.

Premesso che non è mia intenzione minimizzare l’emergenza né criticare il decreto come ho più volte sottolineato, stiamo però assistendo a una esacerbazione del clima di terrore che spinge la popolazione ad adottare comportamenti di sottomissione che ricordano gli effetti inquietanti del celebre esperimento di psicologia sociale condotto nel 1961 dal professore statunitense Stanley Milgram, che indagò sul livello di obbedienza di persone a cui veniva ordinato di fare del male ad altri esseri umani con l’elettroshock.

L’esperimento Milgram dimostrò che è probabile che le persone comuni, dietro gli ordini impartiti da una figura autoritaria, arriverebbero a fare del male a un altro essere umano innocente fino al punto di ucciderlo, e che l’obbedienza all’autorità è radicata in tutti noi, per il modo in cui siamo cresciuti da bambini.

Oggi la paura per l’emergenza sanitaria sta portando da un lato al ricorso a misure liberticide, dall’altro alla costituzione di una specie di psicopolizia in cui sono gli stessi cittadini a vestire i panni dei delatori (tipo Stasi), pronti a segnalare chiunque secondo i loro parametri non rispetti le norme. Si sta creando una sorta di caccia all’untore di manzoniana memoria (ricordate La colonna infame?) con la segnalazione virale dei comportamenti ambigui e la creazione su Facebook di gruppi ove segnalare gli eventuali trasgressori dei divieti e quindi chi esce di casa (senza sapere se ha le proprie buone ragioni oppure no). Insomma,

la paura sta trasformando in solerti delatori, novelli psicopoliziotti, i cittadini, fomentati dalla politica che invoca misure sempre più stringenti, persino liberticide.

Siamo così partiti dalla caccia al runner, divenuto il perfetto capro espiatorio, contro cui proiettare le ansie collettive e la paura della morte che ci attanaglia e si amplifica con l’autoisolamento. Poi si è passati a dubitare e sviluppare paranoie sugli asintomatici, nuova frontiera dell’untore. L’asintomatico può essere chiunque e rappresenta l’incubo sociale perfetto. Pertanto chiunque esca, sia in giro per le strade, va segnalato alla psicopolizia, la sua identità e il suo comportamento sbattuti pubblicamente sui social: esso non ha solo trasgredito alle regole, si è anche macchiato di psicoreato (Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato È la morte). Ha osato dissentire. Ha osato comportarsi in modo alternativo rispetto a quanto decretato dall’autorità. Si vuole, proprio come in 1984, che la mente di ognuno si pieghi all’autorità, si affidi ciecamente ai dettami che vengono importi dall’alto:

Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa. (George Orwell, 1984)

E infatti in questi giorni i social sono diventati un rigurgito di violenza contro chi si permette anche solo di dissentire, di criticare le misure sempre più stringenti (per esempio il ricorso alla sorveglianza tecnologica). Costoro vengono insultati, minacciati, rei appunto di pensare male, come se con il loro pensiero critico potessero mettere a rischio l’intera collettività.

Possiamo ben dire che, annebbiati, anzi schiacciati dal peso della paura, la ricerca della sicurezza sta portando sempre più persone ad accettare di affidarsi a misure autoritarie e repressive pur di tornare a sentirsi appunto sicuri. E citando ancora Orwell, sarebbe bene ricordare che

Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere.

 

Ascolta il podcast:

 

Approfondimenti:

Dalla spagnola a oggi nessun nemico “invisibile” era riuscito a fare tanto. In pochi mesi il Covid-19 ha contagiato centinaia di Paesi, provocando migliaia di morti e spingendo l’oms a dichiarare lo stato di pandemia globale. Fin da subito i media e il web hanno favorito la diffusione del panico: la psicosi è così dilagata tra la popolazione, stravolgendo le abitudini dei cittadini, disposti anche a cedere la propria libertà in cambio della sicurezza.

A differenza delle altre nazioni, il governo italiano ha scelto di imporre l’autoisolamento, spaccando l’opinione pubblica in due, tra i sostenitori e gli oppositori del provvedimento.

In passato abbiamo avuto casi simili con le epidemie di sars, aviaria, suina, morbillo o ebola: fenomeni localizzati in alcune aree precise che sono diventati dei veri e propri “terremoti planetari”. Nulla di paragonabile all’attuale pandemia: la vita di tutti noi si è trasformata, forse per sempre, in una realtà “virtuale” che ha cancellato duemila anni di storia dell’umanità.

Alcuni punti trattati in questo libro:

  • Le teorie alternative alla genesi e alla diffusione del Covid-19
  • L’impatto sulla Via della Seta e le accuse della Cina agli usa
  • La teoria dello shock e la “percezione” di una minaccia globale
  • Modello Conte e modello Johnson. I diversi provvedimenti in Europa e le limitazioni della libertà personale per ragioni di sanità
  • Il rischio di un attacco speculativo e il capitalismo dei disastri
  • Il comportamento della UE. La BCE e il caso Lagarde
  • Esiste il rischio di una dittatura sanitaria? Analisi giuridica dello stato di eccezione
  • Il passaggio dell’uomo da animale sociale ad animale virtuale

… e molto altro ancora.

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