Dopo il monitoraggio dei cittadini tramite geolocalizzazione, ora si passa al dispiegamento di droni. Le pattuglie dei quadricotteri radiocomandati operano in molte zone d’Italia, sorvolando i centri abitati e i parchi per far intervenire le pattuglie dei vigili e della polizia e dall’altro operare a scopo preventino e dissuasivo.
I droni servono per verificare chi esce di casa senza motivo o si riunisce provocando assembramenti pericolosi per la diffusione del contagio di Coronavirus (leggi articolo). Il loro utilizzo serve in particolare per controllare gli sportivi.
Una premessa doverosa: non è mia intenzione criticare in questa sede il decreto, semmai invitare coloro che hanno mostrato un comportamento menefreghista in queste settimane ad adottare la linea imposta dal Governo, per il benessere della collettività. In questi giorni ci troviamo a pagare tutti – con l’approvazione di misure più stringenti – il comportamento di taluni che si sono fatti beffa delle regole.
Le misure prese per salvaguardare il diritto alla salute della collettività, come hanno osservato numerosi giuristi, sono accettabili ma devono essere limitate nel tempo. Condivido quanto dichiarato dal prof Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università La Sapienza, in un’intervista per il Fattoquotidiano.it:
Purtroppo ora viviamo in stato di eccezione, ma proprio per questo è importante che queste misure siano del tutto limitate nel tempo. C’è un’epidemia che rischia di travolgerci, dobbiamo stare a casa: le misure sono ammissibili ma devono essere delimitate nel tempo
Ciò premesso, è però da osservare che lo stato di eccezione stia aprendo a un’area grigia che legittima persino il ricorso alla sorveglianza tecnologica. Intraprese certe strade potremmo rischiare di non tornare più indietro nemmeno quando l’emergenza sarà rientrata.
Come in una puntata di Black Mirror, in piena emergenza sanitaria, stiamo assistendo a un ricorso massiccio di dispositivi tecnologici per il monitoraggio e il controllo dei cittadini.
Dopo aver messo in quarantena l’intero Paese, ora si passa all’adozione di misure draconiane di limitazione della libertà e della privacy ricorrendo alla sorveglianza tecnologica.
L’emergenza sanitaria sta aprendo le porte all’utilizzo di dispositivi tecnologici volti a sorvegliare e a controllare la popolazione come un grande fratello elettronico.
In stato di paura, infatti, l’opinione pubblica si sente disorientata, smarrita: necessita di una guida in quanto ha “perso la bussola”, si sente paralizzata dal terrore al punto da accettare qualunque proposta o intervento venga dall’alto. E arriva ad accettare e legittimare qualunque provvedimento per la sua sicurezza, persino la limitazione della propria libertà.
Ma cosa succederà quando l’emergenza sarà finita?
Pensiamo per esempio che una indagine condotta pochi giorni dopo l’11 settembre aveva rilevato che nove americani su dieci dichiaravano di soffrire di sintomi da stress post-traumatico. Il terrore generalizzato, indotto dagli attentati, produsse un’opportunità per il governo Bush che ne approfittò su diversi fronti: da un lato legittimare la Guerra al Terrore, cioè l’ennesima guerra “preventiva” che in un altro momento non sarebbe stata accettata dall’opinione pubblica, grazie a questo assicurarsi un’impresa volta al profitto e alla privatizzazione del governo (il “capitalismo dei disastri”), dall’altra restringere la privacy introducendo il Patriot Act.
Oggi si fanno sempre più palesi i germi di una deriva distopica: la creazione di una società trasparente formata da uomini e donne di vetro, sotto costante sorveglianza. Lo sguardo elettronico del Governo ci seguirebbe in ogni attimo della nostra esistenza. I segni di questo processo vengono da lontano e si sono palesati con un’ambigua accelerazione sull’onda dell’emergenza.
La minaccia totalitaria non si annida nel futuro, ma è già oggi, presente. Che sia localizzata a livello nazionale o che si possa espandere a livello globale non lo possiamo ancora sapere, ma per prevenire il pericolo dobbiamo essere lucidi e accorti e distinguere tra ciò che è necessario per il benessere collettivo e cosa può invece arrecare danno limitando la libertà e la privacy di tutti noi.
Per approfondimenti:
Dalla spagnola a oggi nessun nemico “invisibile” era riuscito a fare tanto. In pochi mesi il Covid-19 ha contagiato centinaia di Paesi, provocando migliaia di morti e spingendo l’oms a dichiarare lo stato di pandemia globale. Fin da subito i media e il web hanno favorito la diffusione del panico: la psicosi è così dilagata tra la popolazione, stravolgendo le abitudini dei cittadini, disposti anche a cedere la propria libertà in cambio della sicurezza.
A differenza delle altre nazioni, il governo italiano ha scelto di imporre l’autoisolamento, spaccando l’opinione pubblica in due, tra i sostenitori e gli oppositori del provvedimento.
In passato abbiamo avuto casi simili con le epidemie di sars, aviaria, suina, morbillo o ebola: fenomeni localizzati in alcune aree precise che sono diventati dei veri e propri “terremoti planetari”. Nulla di paragonabile all’attuale pandemia: la vita di tutti noi si è trasformata, forse per sempre, in una realtà “virtuale” che ha cancellato duemila anni di storia dell’umanità.
Alcuni punti trattati in questo libro:
- Le teorie alternative alla genesi e alla diffusione del Covid-19
- L’impatto sulla Via della Seta e le accuse della Cina agli usa
- La teoria dello shock e la “percezione” di una minaccia globale
- Modello Conte e modello Johnson. I diversi provvedimenti in Europa e le limitazioni della libertà personale per ragioni di sanità
- Il rischio di un attacco speculativo e il capitalismo dei disastri
- Il comportamento della UE. La BCE e il caso Lagarde
- Esiste il rischio di una dittatura sanitaria? Analisi giuridica dello stato di eccezione
- Il passaggio dell’uomo da animale sociale ad animale virtuale
… e molto altro ancora.