Quello dei microchip sottocutanei è uno dei temi più delicati e controversi nel campo della controinformazione.
Per anni è stato un argomento tabù, tanto scivoloso quanto pericoloso: chi ne parlava veniva screditato, deriso e additato come un pazzo visionario.
Ne parlo da circa 15 anni, molti colleghi da ben prima di me, e ne ho scritto molto, dedicando poi ampio spazio al tema due anni fa in Cyberuomo (Arianna Editrice), dopo averne già scritto e parlato in video, articoli e nel mio primo libro, dieci anni fa.
La tematica è infatti sempre stata trattata come una paranoia “cospirazionista”: come succede spesso in questo settore, le notizie scomode che inizialmente vengono liquidate come “bufale” si confermano poi “vere” dopo qualche anno, dando ragione a quei ricercatori che nel frattempo, come delle novelle Cassandre, sono stati screditati come dei pazzi visionari.
Ma a noi non interessa “avere ragione”, quanto sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche delicate, fare informazione, immunizzare le persone dalle balle e dalle menzogne del sistema. Eppure si pensava allora e alcuni lo credono ancora oggi, che i microchip fossero e siano una “balla”.
Nulla di nuovo, insomma. L’idea era che i chip fossero una bufala (come tanti altri argomenti scomodi) e che non esistesse nessun piano segreto per impiantarli nella popolazione (o spingere i cittadini a farseli impiantare volontariamente) per controllarla. Chi provava a proporre un dibattito era liquidato come un visionario.
Negli anni la tematica è tornata più volte alla ribalta, venendo sempre tacciata come l’emblema delle paranoie cospirazioniste.
Eppure…
Oggi, invece, i media mainstream hanno sdoganato la tematica, rendendola, non solo “reale” ma persino alla moda: “Perché non farsi impantare un chip?”, è il messaggio che filtra da sempre più canali di massa, “è comodo!”. E’ innovativo, è segno di progresso.
Si fa leva infatti sulla comodità del dispositivo e sulle implicazioni legate per esempio all’identità digitale o alla lotta contro l’evasione fiscale.
Come già documentavo in Cyberuomo, dalla Svezia sta dilagando in tutto l’Occidente una nuova tendenza che porta all’estremo l’abolizione del contante e l’utilizzo della tecnologia: farsi impiantare un microchip sottopelle contenente password, Pin, dati delle carte di credito, abbonamenti ai mezzi pubblici, biglietti del treno, chiavi di accesso a musei o altri edifici. O anche per evitare di dover usare le chiavi dell’auto (leggi mio articolo).
Inoltre, come spiegavo in un mio precedente articolo recentemente la Biohax ha deciso di sbarcare con il mercato dei sensori biometrici anche in Italia e sta aspettando l’approvazione delle autorità sanitarie e del Ministero della Salute per impiantare chip sottocutanei a circa 2500 cittadini tra Milano e Roma. (Video euronews)
La progressiva diffusione dei chip non sta avvenendo ovviamente in modo coercitivo (l’obbligo spingerebbe la popolazione a ribellarsi) ma incentivando le persone a farseli impiantare in modo volontario.
Si vuole diffondere l’idea nell’opinione pubblica che un chip sottocutaneo sia utile e comodo e che con esso si possano saltare le code alle casse, utilizzare la propria mano come badge ed eliminare password, tessere e contanti. E ovviamente contrastare l’evasione fiscale.
Ora è evidente che si stia abituando per gradi l’opinione pubblica ad accettare una nuova modalità per il controllo e la sorveglianza tecnologica, perché il chippaggio apre a conseguenze e modalità che non sono state adeguatamente prese in considerazione e discusse.
E tutto ciò rientra anche nel campo del transumanesimo, quel movimento culturale che, nelle sue molteplici correnti, aspira a rivoluzionare, potenziare e far evolvere consapevolmente l’essere umano, attraverso la scienza e la tecnologia (genetica, medicina rigenerativa, biohacking, smart drugs, nanotecnologia, robotica, crionica, mind uploading, ecc.).
Chi vi aderisce condivide una visione meccanicistica dell’esistenza umana per cui l’uomo si ritiene obbligato a continuare la propria evoluzione come se fosse una macchina o un dispositivo da aggiornare. La filosofia di fondo del transumanesimo è la liberazione dell’uomo dalla biologia e dalla Natura, il vero nemico da contrastare e abbattere.
Per i transumanisti esiste una dicotomia tra la mente e il corpo: l’attività mentale è di fatto riducibile a dati informatici, scaricabili su altri supporti artificiali, che permettono di andare oltre la durata biologica della vita; in questa visione scientista la svalutazione del corpo porta alla progettazione di esoscheletri meccanizzati interscambiabili o all’ibridazione uomo-macchina (leggi mio articolo sul progetto Neuralink di Elon Musk).
Di questo e di molto altro ho parlato in una lunga intervista per Contro.tv con il regista Massimo Mazzucco, a cui rimando per ulteriori approfondimenti (qua sotto il link per vedere il video).
E’ stata l’occasione per parlare con uno dei big della controinformazione di chip, transumanesimo ma anche dell’attuale emergenza sanitaria: per offrire al pubblico punti di vista controcorrente e invitare a meditare sui rischi distopici che la nostra società sta prendendo.
Chiediamoci:
è davvero questo il futuro che vogliamo, oppure siamo stati gradualmente indottrinati da cinema, letteratura, media e TV a desiderare simili scenari dopo averli introiettati come “fantastici”?
Per approfondimento, guarda il video per contro.tv con Massimo Mazzucco: