Enrica Perucchietti – Blog

Giornalista e scrittrice. Ciò che le TV e i media non ti dicono

«Vestitevi come vi pare, fatevi chiamare come vi pare, andate a letto con qualsiasi adulto consenziente: ma cacciare le donne dal loro posto di lavoro per aver affermato che il sesso è una cosa reale?». (Leggi il tweet originale)

La mamma di Harry Potter e di Cormoran Strike, la scrittrice J. K. Rowling, è stata accusata di essere “transfobica”, dopo essersi schierata con un tweet in difesa di Maya Forstater, una ricercatrice che ha perso il posto di lavoro in un think tank per aver sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che le donne transessuali non sono vere donne.

Apriti cielo!

I social si sono scatenati contro l’autrice di Harry Potter e i media la stanno mettendo alla gogna. Pattuglie di psicopoliziotti hanno la bava alla bocca per questo reato di opinione!

Il tweet della discordia di JK Rowling

Prima premessa obbligatoria: la Rowling è la stessa autrice che fino a un anno fa i buonisti applaudivano per avere reso Silente gay… quindi non può certo essere accusata di essere omofoba. Per ovviare al problema è stata bollata con l’epiteto  “Terf” (che sta per Femminista Radicale che Esclude i Trans),

Seconda premessa: in una società in cui la scienza è l’unico dogma, la stessa scienza viene piegata alla mercé dei capricci dei sostenitori del gender. Costoro hanno di fatto sdoganato lo psicoreato. Semplicemente non si può dire la verità, ossia che esiste una differenza biologica tra maschi e femmine.

Per chi non lo avesse ancora capito, l’ideologia di Genere è l’ultima grande rivoluzione culturale (anzi antropologica) che i Poteri Forti stanno promuovendo e imponendo in tutto il mondo. Essa, come spiegavo con Marletta in Unisex, trae linfa e forza dai princìpi buonisti e falsamente umanitari su cui sembra basarsi.

Nel mirino, in questo caso, è l’identità stessa dell’essere umano nel suo “naturale” dimorfismo maschile/femminile. Il gender afferma infatti che le differenze sessuali tra maschio e femmina sarebbero solo “morfologiche” e dunque, in quest’ottica, non avrebbero quasi nessuna importanza. Secondo questo “nuovo” punto di vista la differenza maschile/femminile sarebbe invece soprattutto culturale: ovvero, gli uomini sarebbero uomini solo perché educati da uomini, mentre le donne sarebbero donne perché educate da donne.

Quella cui ci troviamo di fronte, dunque, è una rivoluzione senza precedenti, perché mirante a colpire e trasformare non “un aspetto fra i tanti” dell’esistenza umana, ma ciò che l’essere ha più di profondo e irrinunciabile: la propria natura.

Insomma, il gender mira ad abolire la differenza binaria tra uomo e donna, cancellando di fatto la biologia e più in generale, in linea con il post-umanesimo, la Natura.

L’intenzione evidente è di sradicare l’identità sessuale per rendere fluida la sessualità e a-morfo l’individuo.

Questa teoria, inizialmente patrimonio di ambienti di nicchia e di gruppi minoritari, sembra essere divenuta ai giorni nostri un vero e proprio pilastro ideologico della cultura moderna, adottata come un cavallo di battaglia da gran parte dei “poteri forti”, dalla politica e dalle lobby economiche del cosiddetto “occidente”, fino a condizionare la cultura, i costumi, le legislazioni e la politica di un’intera parte del mondo, al punto da riuscire ad imporre (ed anteporre) le proprie “priorità” rispetto a qualsiasi altra istanza o esigenza sociale.

La maggior parte della gente e dei pensatori l’ha inizialmente ignorata o accettata in modo passivo, incapaci di frapporsi tra il progressismo etico e l’umanitarismo sociale. Così (non) facendo essa ha scalato le vette del potere politico e della burocrazia, affermandosi in maniera definitiva e capillare. E ora lo psicoreato è servito.

Ci troviamo dinanzi all’avveramento della profezia di Chesterton:

“Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

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