Enrica Perucchietti – Blog

Giornalista e scrittrice. Ciò che le TV e i media non ti dicono

Nella cultura del buonismo e del piagnisteo che oggi colonizza l’Occidente è riscontrabile un falso moralismo che è diventato il pilastro del pensiero unico. Il politicamente corretto è divenuta una vera e propria ideologia che riscrive la lingua, indica una morale a cui sottostare e riprogramma le menti e i comportamenti delle masse.

Uno dei problemi di questo processo è che se ti collochi in modo alternativo e critico rispetto alla cultura dominante, vieni ignorato, screditato, sbeffeggiato, persino insultato e minacciato da orde di squadristi che si presentano paradossalmente come “anti-fascisti”. Non solo non esiste nessuna tutela per i liberi pensatori, ma addirittura si sta accreditando l’idea che sia lecito persino insultarli e minacciarli di morte se costoro si “macchiano” di psicoreato, ossia se si permettono di “pensare altrimenti”.

E’ successo in questi giorni al filosofo e saggista Diego Fusaro, che sicuramente non è ignorato dai media, ma ha incassato insulti e minacce di morte in risposta a un suo post contro il movimento delle sardine (vedi l’articolo) e ai suoi successivi interventi in radio (ascolta sua intervista) e sul suo sito (leggi qui).

Alcuni commenti di risposta all’articolo di Open contro Fusaro.

Sia chiaro, qua non c’entra la simpatia nei confronti delle sardine o di Fusaro, ma la modalità ipocrita per cui si è finatemnte buonisti e politicamente corretti finché qualcuno non osa dissentire. Siamo cioè in pieno bipensiero orwelliano: se ti macchi di psicoreato (cioè se pensi in modo alternativo rispetto al politicamente corretto) vieni “vaporizzato”.

Che Fusaro piaccia o no, dobbiamo essere obiettivi: se tale rigurgito d’odio avesse investito un esponente di sinistra avrebbero fatto tremare il web e i palazzi della capitale, con articoli, servizi TV e qualhe politico a strapparsi le vesti. E invece, a quanto pare, in piena modalità schizoide, se insulti e minacci di morte un libero pensatore non etichettabile e soprattutto non etichettabile a sinistra (fucsia) è lecito darlo in pasto agli odiatori seriali.

In questo caso, a innescare la spirale d’odio è stato con un pezzo su Open rilanciato sulla sua bacheca FB, Enrico Mentana: proprio colui che in questi anni si è fatto paladino della verità e della giustizia, combattendo contro gli “analfabeti funzionali” e i “seminatori di odio”, è arrivato a minimizzare le minacce di morte a Fusaro e famiglia, dicendo addirittura che sarebbero meritate perché è stato Fusaro il primo a dare adito all’odio criticando il movimento delle sardine parlando di “cogito interrotto” rivolta al movimento delle sardine. Insomma, a quanto pare la critica pungente seppure pacata di un intellettuale (in questo caso Fusaro) merita come risposta non una altrettanto sagace ma pacata osservazione ma centinaia di insulti e minacce. Mentana avrebbe dovuto prendere le distanze dagli insulti e dalla spirale d’odio che aveva egli stesso innescato, come avrebbe fatto con chiunque altro. Evidentemente, però, vale la doppia morale o la legge dei due pesi e due misure.

La risposta di Mentana sotto a sinista e il commento di Fusaro.

Il totalitarismo del buoni sentimenti (“buoni” solo in apparenza) ha i suoi cani da guardia pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi. Si vuole neutralizzare la coscienza critica e censurare qualunque forma di dissidenza. Per chi sgarra la prima sanzione è l’avvertimento in stile mafioso sul web tramite le armate di haters e cyberbullisti. Si passa poi all’esclusione dal dibattito (altrimenti l’imputato potrebbe spiegare le proprie motivazioni e irretire altre deboli menti), infine alla punizione.

Chi dissente va censurato, deve arrivare a vergognarsi non solo di quello che ha detto ma di quello che ha “osato” pensare. Potrà pertanto essere riaccettato nella comunità solo a patto di umiliarsi e chiedere pubblicamente perdono.

Denigrando e perseguitando gli intellettuali e le menti critiche si spera così di disincentivarli dal continuare le loro ricerche. Se questi si ostinano a continuare, verranno puniti attraverso le sempre più numerose norme e attraverso l’introduzione del reato d’opinione (la battaglia sulle fake news serve anche a questo).

Tutto ciò dimostra che la modernità è contraddistinta da valori in apparenza buonisti, che però camuffano semplicemente l’egoismo e l’individualismo tipici della borghesia. Come scrive Alain de Benoist, nella nostra società

«anche l’egoismo è presente, camuffato da umanitarismo, avvolto in un discorso che gronda piagnisteo, ottimismo, frasi fatte e buone intenzioni».

Buonismo che mostra il suo vero volto quando qualcuno si permette di metterlo in discussione.

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